giovedì 1 dicembre 2011

A decidere ci vuole poco. Forse.

Finalmente ho deciso e per evitare di tornare indietro esco, subito e vado a fare i biglietti. 
Avevo tentennato tanto, aspettato che qualcosa potesse cambiare. 
Avevo inviato curricula per due mesi ed ero stato prontamente contattato per lavori a basso costo e per uno stage.
 Tra i due ero più tentato per il secondo, non fosse altro che per la possibilita’ di farlo in un’azienda in espansione, presente in 3 continenti e che avevo sempre ammirato per l’etica che la contraddistingueva. Fatto sta che ricevo una chiamata, vedo un numero estraneo ed inizio a sperare. Inizio una sorta di ballo scaramantico poi mi calmo e rispondo. Dall’altra parte mi risponde una ragazza che si presenta e poi  mi chiede se sono disponibile ad uno stage. Quasi collasso. No, un altro stage no, e poi chi lo spiega a mio nonno.
Mio nonno ed i suoi 97 anni non riescono proprio a comprendere due concetti chiave della vita moderna: 
lo stress e lo stage. Ma è il secondo a farlo realmente incazzare. Perché, mi chiede, devi lavorare gratis?
Non lo so nonno, non l’ho capito neanche io.
Ma torniamo al telefono. Rispondo subito, di getto, che non sono interessato e che non mi ero candidato per uno stage ma per un lavoro. La saluto gentilmente e chiudo.
Nel giro di pochi secondi mi dilanio le unghie della mano destra. Ma cosa ho fatto?
Ho rifiutato l’unica proposta arrivata in questo mese. Uno stage  d’accordo, ma è una multinazionale, vuoi che non ci siano possibilita’ di lavoro poi. Che faccio? Richiamo?
Richiamo.
Salve sono quello di prima…senta ma ci sarebbe almeno un rimborso spese e l’alloggio. E poi…non mi sa mica dire se ci sarebbe una qualche remota possibilita’ di essere assunti, dopo…

Questo non glielo assicuro. L’alloggio ci dovrebbe essere ed anche il rimborso spese, ma…..minimo.

Si ma quanto?

Eh….non lo so. Dovrei chiedere?

A chi? 

Alla ditta che si occupa di sistemarvi. Guardi io dò il suo nominativo e verra’ richiamato al più presto. 

D’accordo, allora io smetto di inviare curricula e mi considero impegnato. Siamo tra persone serie. Giusto?
Giusto? Giusto?
Ehi dico ma perché non mi richiamate. Sono due settimane che aspetto. Siamo tra persone serie o ci sono solo io?
Richiamo  e vengo rimpallato da un telefono all’altro finchè mi consigliano di inviare una e-mail. Lo faccio e mentre scrivo mi rendo conto dell’errore che ho fatto. Capisco perché non mi hanno più contattato.
E’ semplice: ho fatto troppe domande, anzi richieste. Non si fa così. Accetti e stai zitto poi ogni tanto sussurri un grazie. Questo è lo stagista perfetto.
Quando l’ho raccontato al nonno ha sorriso senza freni e senza  denti. Meglio così ha detto. 
Si nonno ma ora che faccio. Ho un Working Holiday Visa in tasca, ma che faccio parto così, subito. No, ci vuole tempo per queste cose, bisogna prepararle. Lo stesso giorno però accade una cosa inaspettata, mi arriva una mail di risposta per il Job Fair a Parigi. Ero venuto a conoscenza di questo job fair tramite il sito di italiansinfuga e subito ci avevo provato senza sperarci troppo. Ora tra 11000 richieste di partecipazione ne avevano selezionate 2500 e tra questa c’era anche la mia. Un Job Fair a Parigi che lingua parlera’. Ma che importa. Ora la cosa importante è preparare il viaggio, condirlo con qualche giorno in più a Parigi e partire. E’ stato questo a mettermi i biglietti in tasca. E’ stata quella sensazione di possibilita’ che ho avvertito quel giorno, facendo job enterview improbabili con il mio inglese che poteva anche fare schifo ma che dimostrava una cosa. Mi stavo mettendo in gioco, mi stavo mettendo in difficolta’ e questo mi procurava dolore da una parte e dall'altra scariche di adrenalina che non sentivo da tempo. Basta con le lamentele, basta con le attese, si parte. Di fronte all’agenzia viaggi l’ultimo dubbio mi apre in due il cervello come in uno stadio con tifoserie contrapposte. Da una parte Vancouver dall’altra Toronto.
Dalla parte di Vancouver arrivano urla che parlano di citta’ vivibile e temperature più alte rispetto al resto del Canada.
Dalla parte di Toronto una comunita’ italiana fortissima pronta ad accoglierti e coccolarti i primi giorni senza farti sentire la drammaticita’ del passaggio.

Scelgo Vancouver, così di botto e mi ripeto "sono pronto, sono pronto" e mentre me lo ripeto ho gia’ i biglietti in mano e vedo una data sottolineata: 27 novembre, domenica. La sera sara’ gia’ tutto deciso. La domenica sera si dorme a Vancouver.

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