venerdì 2 dicembre 2011

E così via



Come ci si prepara per un viaggio in Canada?
La grandiosita’ dei preparativi è direttamente proporzionale alla distanza da percorrere?
La franchigia, la valigia, le valigie…No le valigie sono l’ultima mia preoccupazione al momento, bisogna prima preparare i documenti. Tutto quello che potrebbero chiedermi devo averlo. Farò 2 copie di ogni documento che penso mi chiederanno e le riporrò in una cartelletta arancione. Può essere anche verde ma io in casa ho solo quella arancione e non mi sembra davvero il caso di comprarne un’altra.
E se dovessi perdere la cartelletta? Perdo tutto e resterei in bilico di folli burocrati canadesi che mi chiedono documenti che non ho.
Da questa scena Horror mi convinco che è meglio fare 3 copie e la terza metterla in un posto diverso, che sia lontana dalla cartella. In questo modo, comunque vada, avrò almeno una copia, o due, dipende da chi decide di perdersi. Tutto questo riprodurre copie in onore della mia smisurata paranoia ha prodotto un faldone assolutamente environmental unfriendly, una tale quantita’ di documenti che mi costringera' ad  assumere un impiegato per curarne la catalogazione.
Non è finita, manca la ciliegina sulla torta. La marca da bollo!
Ti tasso il passo.
Vuoi uscire dall’Italia? E dov’è che vai?
Canada?
Con quel freddo….comunque devi apporre una marca da bollo da 40,29.
Perché?
Per uscire!
La scena che mi si ripresenta è quella del film “non ci resta che piangere” nella quale Troisi e Benigni erano alle prese con un operatore  di frontiera piuttosto esigente. Se ricordate questa scena ricorderete come finisce…..ebbene in quel gesto liberatorio mi ci sono rivisto dopo aver varcato il controllo del passaporto a Roma Fiumicino. Mi presento all’ufficiale di polizia. Porgo il passaporto con la mano sinistra e mi appresto con la mano destra ad estrarre dalla tasca posteriore del pantalone la marca da bollo, ancora immacolata, senza che la sua colla si fosse ancora innamorata di nessuna carta.
Il tutto dura pochi secondi. La mano con la quale sto estraendo la marca da bollo si ferma a meta’ strada. L’ufficiale di polizia non dice niente, piega con mollezza il capo di lato indicandomi la direzione da seguire ed al contempo socchiude gli occhi lentamente in un unico battito di ciglia. Tradotto: togliti di mezzo, avanti il prossimo.
Ma come? E la marca da bollo. L’ho comprata, ma cazzo controllala, che ti costa.
Dammi questa soddisfazione ma soprattutto dimmi dove devo metterla. Non ce la farò a trattenerla per molto. Lo sappiamo tutti e due che sta insieme alla carta lucida solo per convenienza finchè non trova un rapporto più stabile. Nel passaporto non c’è uno spazio dedicato, un rettangolino in cui fare centro. Non c’è perché in Europa non si paga per uscire dal proprio paese. Prendo l’iniziativa, stacco la marca da bollo dal supporto di carta lucida. La marca si piega e nasconde il suo importo e si prepara sinuosa al bacio definitivo. Prima pagina dei visti, qui starai bene.
A questo punto non ho più scuse. Dopo aver passato intere giornate ad ignorare le bocche spalancate delle mie valigie ho deciso di affrontarle ed iniziare a saziarle per primo con gli indumenti che non utilizzerò subito. Gli abiti da lavoro si sistemano sul fondo di una valigia rosso fuoco in tessuto acquistata in Ipercoop circa 5 anni fa, una valigia che ha conosciuto i peggiori scaricatori di bagagli negli aereoporti europei e non ha mai tradito il suo compito.
Devo tenere d’occhio mia madre. Devo stare attento.
 Per una donna del sud il concetto di freddo legato al proprio figlio acquisisce caratteristiche molto particolari. Il suo compito principale è proteggere il proprio figlio da quel nemico inesorabile che si presenta anche in forme sconosciute ai più. Freddo, per una mamma del sud possono essere benissimo 10 gradi.
Fatta questa premessa vi lascio immaginare il terrore che le possa provocare l’immagine del Canada, innevata e gelida. Mi inizio a preoccupare quando la vedo che fissa insistentemente la valigia, penso che mi immagini abbracciato ad una merinos viva mentre cammino per Vancouver ma soprattutto, in cuor suo, pensa a quando uscirò di casa ed i suoi occhi non saranno lì a coprirmi.
Mio padre in questa fase di preparativi è andato via di casa. Lo hanno visto scorrazzare nel centro di Vancouver con la street view di google che gli regalava accelerazioni da brivido.
Sono quasi pronto. La valigia è piena e contro ogni previsione  si chiude.
Sono pronto?
Si, sono pronto e mancano poche ore. Ho passato la fase in cui credevo di aver dimenticato qualcosa. In cuor mio so che non è così ma che ci vuoi fare, è naturale. Ci dev’essere una parte del nostro cervello dove dimora la memoria di viaggio ed in questa parte c’è un angolino chiamato “panico ingiustificato” dove le memorie degli oggetti di viaggio si accalcano a poche ore dalla partenza e si confondono e sinapsi velocissime ti materializzano  l’immagine di un oggetto che di sicuro hai dimenticato. Ora, ci deve essere una parte del cervello delle mamme al quale arrivano stimoli nervosi dal nostro “panico ingiustificato” così che voi non avrete la necessita’ di ricordare tutto, ci pensera’ vostra madre con domande precise, una sorta di rosario della partenza.

L’hai preso il cellulare
Si
Il caricabatterie?
Si
I documenti?
Si
San Paulo.
Prega per noi

Santa Sofia
Prega per noi.

Santa Maria.
Prega per noi.

E così via.
Prega per noi

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