Come ci si
prepara per un viaggio in Canada?
La grandiosita’
dei preparativi è direttamente proporzionale alla distanza da percorrere?
La franchigia, la
valigia, le valigie…No le valigie sono l’ultima mia preoccupazione al momento,
bisogna prima preparare i documenti. Tutto quello che potrebbero chiedermi devo
averlo. Farò 2 copie di ogni documento che penso mi chiederanno e le riporrò in
una cartelletta arancione. Può essere anche verde ma io in casa ho solo quella
arancione e non mi sembra davvero il caso di comprarne un’altra.
E se dovessi
perdere la cartelletta? Perdo tutto e resterei in bilico di folli burocrati
canadesi che mi chiedono documenti che non ho.
Da questa scena
Horror mi convinco che è meglio fare 3 copie e la terza metterla in un posto
diverso, che sia lontana dalla cartella. In questo modo, comunque vada, avrò
almeno una copia, o due, dipende da chi decide di perdersi. Tutto questo
riprodurre copie in onore della mia smisurata paranoia ha prodotto un faldone
assolutamente environmental
unfriendly, una tale quantita’ di documenti che mi costringera' ad assumere un
impiegato per curarne la catalogazione.
Non è finita, manca la ciliegina sulla
torta. La marca da bollo!
Ti tasso il passo.
Vuoi uscire dall’Italia? E dov’è che vai?
Canada?
Con quel freddo….comunque devi apporre una
marca da bollo da 40,29.
Perché?
Per uscire!
La scena che mi si ripresenta è quella del
film “non ci resta che piangere” nella quale Troisi e Benigni erano alle prese
con un operatore di frontiera piuttosto
esigente. Se ricordate questa scena ricorderete come finisce…..ebbene in quel
gesto liberatorio mi ci sono rivisto dopo aver varcato il controllo del passaporto
a Roma Fiumicino. Mi presento all’ufficiale di polizia. Porgo il passaporto con
la mano sinistra e mi appresto con la mano destra ad estrarre dalla tasca
posteriore del pantalone la marca da bollo, ancora immacolata, senza che la sua
colla si fosse ancora innamorata di nessuna carta.
Il tutto dura pochi secondi. La mano con la
quale sto estraendo la marca da bollo si ferma a meta’ strada. L’ufficiale di
polizia non dice niente, piega con mollezza il capo di lato indicandomi la
direzione da seguire ed al contempo socchiude gli occhi lentamente in un unico
battito di ciglia. Tradotto: togliti di mezzo, avanti il prossimo.
Ma come? E la marca da bollo. L’ho comprata,
ma cazzo controllala, che ti costa.
Dammi questa soddisfazione ma soprattutto
dimmi dove devo metterla. Non ce la farò a trattenerla per molto. Lo sappiamo
tutti e due che sta insieme alla carta lucida solo per convenienza finchè non
trova un rapporto più stabile. Nel passaporto non c’è uno spazio dedicato, un
rettangolino in cui fare centro. Non c’è perché in Europa non si paga per
uscire dal proprio paese. Prendo l’iniziativa, stacco la marca da bollo dal
supporto di carta lucida. La marca si piega e nasconde il suo importo e si
prepara sinuosa al bacio definitivo. Prima pagina dei visti, qui starai bene.
A questo punto non ho più scuse. Dopo aver
passato intere giornate ad ignorare le bocche spalancate delle mie valigie ho
deciso di affrontarle ed iniziare a saziarle per primo con gli indumenti che
non utilizzerò subito. Gli abiti da lavoro si sistemano sul fondo di una
valigia rosso fuoco in tessuto acquistata in Ipercoop circa 5 anni fa, una
valigia che ha conosciuto i peggiori scaricatori di bagagli negli aereoporti
europei e non ha mai tradito il suo compito.
Devo tenere d’occhio mia madre. Devo stare
attento.
Per
una donna del sud il concetto di freddo legato al proprio figlio acquisisce
caratteristiche molto particolari. Il suo compito principale è proteggere il
proprio figlio da quel nemico inesorabile che si presenta anche in forme
sconosciute ai più. Freddo, per una mamma del sud possono essere benissimo 10
gradi.
Fatta questa premessa vi lascio immaginare
il terrore che le possa provocare l’immagine del Canada, innevata e gelida. Mi
inizio a preoccupare quando la vedo che fissa insistentemente la valigia, penso
che mi immagini abbracciato ad una merinos viva mentre cammino per Vancouver ma
soprattutto, in cuor suo, pensa a quando uscirò di casa ed i suoi occhi non
saranno lì a coprirmi.
Mio padre in questa fase di preparativi è
andato via di casa. Lo hanno visto scorrazzare nel centro di Vancouver con la
street view di google che gli regalava accelerazioni da brivido.
Sono quasi pronto. La valigia è piena e contro ogni previsione si chiude.
Sono pronto?
Si, sono pronto e mancano poche ore. Ho
passato la fase in cui credevo di aver dimenticato qualcosa. In cuor mio so che
non è così ma che ci vuoi fare, è naturale. Ci dev’essere una parte del nostro cervello
dove dimora la memoria di viaggio ed in questa parte c’è un angolino chiamato
“panico ingiustificato” dove le memorie degli oggetti di viaggio si accalcano a
poche ore dalla partenza e si confondono e sinapsi velocissime ti
materializzano l’immagine di un oggetto che di sicuro hai dimenticato. Ora, ci deve essere una parte del cervello delle
mamme al quale arrivano stimoli nervosi dal nostro “panico ingiustificato” così
che voi non avrete la necessita’ di ricordare tutto, ci pensera’ vostra madre
con domande precise, una sorta di rosario della partenza.
L’hai preso il cellulare
Si
Il caricabatterie?
Si
I documenti?
Si
San Paulo.
Prega per noi
Santa Sofia
Prega per noi.
Santa Maria.
Prega per noi.
E così via.
Prega per noi
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